Friday, September 12, 2014

Bozzolo


Mi sveglio di soprassalto, sono le 6 di mattina. Il letto scricchiola tutto, è imbarcato e inutilizzato. É la mia vecchia cameretta, ormai un rimessaggio di cose perdute più che ricordi. Gli uccellini fuori cinguettano, sembra di essere al mare. Non passano macchine. C'è calma, ma non fa paura, o perlomeno non c’è quel senso di immobilità senza speranza che produce la sera, qui. La sera invece sì che son problemi, soprattutto quando cala leggermente la nebbia, la domenica, che sia autunno, inverno, primavera. In quelle sere nebulose non c'è scampo. Il nulla ti mette le mani intorno alla gola senza stringere. Ci sono palazzi intorno, luci a risparmio energetico, centrini. Anziane col passo pesante che aspettano pazienti che i loro cani spelacchiati finiscano di fare i bisognini dentro al giardino condominiale. Un silenzio quasi sovrannaturale. Merda, che angoscia. 
 Mentre fumo una sigaretta da meditazione sul balcone vedo una vecchia conoscenza aldilà della strada, dalla porta finestra spalancata al secondo piano del palazzo dirimpettaio. Era grasso, è ancora grasso. Ma sta ancora con i suoi? Quando ero adolescente e frequentavo il suo stesso giro era molto più grande di me, adesso è tipo vecchio, che poi non è vecchio, facendo rapidamente i conti avrà 46 anni, no, non è vecchio. Cioè, dipende per cosa. Mettendomi in una zona d’ombra appiccicata al muro lo osservo di sottecchi salire su una sedia dall'aspetto esile, lo reggerà? La persiana si è incastrata nell'ingranaggio, i due genitori anche loro grossi e dimessi lo reggono ai lati per non farlo cadere, lui goffo sta cercando di disincagliare un meccanismo semplice ma a quanto pare completamente piantato. Lo tengono ai fianchi, solo sfiorandolo, giusto per sicurezza. Lui nel frattempo inveisce un po' a voce alta, pregandoli di lasciarlo fare. Un attimo dopo la sedia vacilla un po’ e non vedo ma me le immagino le sue spesse lonze che sballottolano, arginate si fa per dire da una canottiera della salute bianca a costine infilata dentro a pantaloni corti leggeri e informi. L'apprensione lo ha fatto rimanere nella casa d’infanzia, fin tanto da decidere di non lasciarla mai quella mamma che lo ha imbottito di sugo e purè fin dai primi anni di vita. E so per certo che non è una storia di povertà, tipo che è un disoccupato depresso, perché ai tempi girava con una Golf cabrio e la Golf cabrio oltre che carissima era roba da Tromba, solo che lui ha sempre fatto schifo a tutte, non a caso lo chiamano tutti Bozzolo. E comunque parcheggiato sotto al suo balcone adesso c’è un Land Rover Epoque, quindi non è cassaintegrato in una zona senza possibilità, e mi viene da domandarmi e dopo una pizza in paese con il Land Rover Epoque verde fumè dove la porti questa fantomatica fidanzata, la scopi pachidermico tappandole la bocca accanto alla stanza dei tuoi? Mi ricordo che una volta aveva pianificato di andare a Cuba in vacanza, continuava a dire: e poi LA porto qui, e poi la sposo, riferito non si sa bene a chi, probabilmente voleva prenderne una a caso e vedere in lei una salvezza e cantarle dottore che sintomi ha la felicità come momento di massimo lirismo nella loro storia, quelle frasi da ricordare nel filmino del matrimonio, e comunque lei non avrebbe capito molto bene perché l’italiano lo stava ancora imparando.. Chissá che sentimento gli prende a Bozzolo, guardando fuori dalla stessa finestra dalla quale ha spiato il mondo tutti i santi giorni per 46 anni, nelle domeniche di nebbia in cui anche se sei tecnicamente un salvato ti senti un sommerso. Come ti senti Bozzolo, rigirandoti nel lettino singolo imbarcato e malmesso?

(articolo uscito su Lungarno di settembre)

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