Monday, June 21, 2010

Grandi Magazzini, per grandi e per piccini

Io sono la prima a farmi venire l'acquolina in bocca  se si parla di multinazionali del consumismo.
Ho voglia di urlare "Grazie Buddha" come Baggio ai Mondiali Usa '94 dopo il goal alla Nigeria quando vedo un enorme Primark che si staglia davanti a me.
Ho istinti pavoloviani quando si prospetta la possibilità di affondare i denti in un sandwich di prét à Manger.
La notte sogno spesso di vincere qualche concorso che mi dà la possibilità di spendere 3000 euro nelle vie della moda milanese.
I miei genitori hanno un televisore talmente grande in salotto che di lato sforna popcorn caramellati, ho il cane che è il simbolo di Harrods e ho raptus di shopping compulsivo anche dentro al negozietto del commercio equo e solidale.Però sono pacifica come una no global pacifista, questo sì.
E la verità (soundtrack) è che la gente sta male.

Come gli hipster che si picchiano davanti ad American Apparel durante una giornata di supersconti (sei a Camden Town, che fai non sbrocchi un pochino facendoti menare da poliziotti che sognano da tutta la vita di manganellare poser che girano con la reflex emulando facehunterone come te)



Meno fèscion, più drammatico il caso in Brasile: 50 feriti, un'anziana signora morta.



Meno fèscion, meno drammatico, sdegnante allo stesso modo un caso celebre italiano di isteria del televisore 360 pollici a 299 euro. Intorno al secondo 40'' si corre il rischio di vedere "Il minchione dimezzato"


Sono Parole Santels: prendi al volo l'occasione, porta a casa l'affarone!

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