Friday, September 24, 2010

Second Hand - Michael Zadoorian

"Second Hand" è un libro ruffianissimo, che adori dalla prima all'ultima pagina. E' la storia d'amore fra Richard, proprietario del negozio Satori Junk, un concentrato di meraviglie scovate in piccoli e grandi luoghi polverosi e Theresa, incazzosa ragazza dal presente difficile (per lavoro uccide gli animali, che tanto ama).
E' uno strampalato miscuglio di retrò dolceamaro, che coinvolge passato, vissuto, ricordi di persone neanche conosciute, vere e proprie rabdomanze sotterranee che portano a galla oggetti, ninnoli, vite vissute che hanno qualcosa da raccontare.


Quando morirò, di me non resteranno che cianfrusaglie. Se andassi alla mia casa, alla liquidazione delle mie cose, dopo la mia morte, mi comprerei tutto.  Certo, dato che sono cose che ho già comprato una volta, non è un fatto sorprendente. La gente viene a casa mia e resta colpita dalle mie cianfrusaglie, me le invidia. Ma quelli sono junker, come me.  Quando mi vengono a trovare le persone normali, o mi dicono che vivo in una casa inquietante, perché tutto quello che c’è dentro è appartenuto a persone morte. Allora io ribatto:- non sono tutte morte,  alcune sono in casa di riposo.- Ma loro non capiscono. Se entrano in una casa e non vedono un divano a quadri intonato alla tappezzeria, comprato dagli Artisti Indigenti si sentono smarriti, disorientati, diventano aggrassivi, talvolta. Io prendo nota. Non saranno invitati alla vendita, quando morirò.


Ecco come funziona: gironzoli tra gli scaffali, dando un’occhiata a ogni cosa. All’improvviso :-bang!- vedi un bicchiere da succo di frutta uguale a quello che usavi quando avevi 6 anni. Non c’è dubbio. Ti è chiaro come il tuo nome, che quello è il tuo bicchiere da succo preferito. E’ uno schiaffo al cervelletto. Quell’oggetto  che per un periodo della tua vita è stato così importante è scomparso dai tuoi pensieri coscienti, è stato sepolto così bene che non ci hai pensato per decenni.  Ricordi, sensazioni, idee, paure dell’epoca ti ritornano alla mente. Non deve per forza essere un bicchiere; può essere una radio, un cestino per il pranzo di Fragolina Dolcecuore, un vecchio LP di Ferrante e Teicher,  tende con le astronavi stampate sopra, una teiera Harlequin… qualunque cosa.

Queste epifanie, queste occasioni di ricordo travolgente, sono i momenti junk della nostra vita, detriti di ricordi che abbiamo nelle muffite pieghe del nostro cervello, segnati con un’orecchia, avvolti in fogli di giornali mentali , sottolineati con l’evidenziatore in remoti centri di memoria e poi lasciati lì a sedimentare.  C’ è un bel casino, nella soffitta della nostra mente. Le cose si scheggiano, scoloriscono e si restringono, si accartocciano e ingialliscono, lassù. Eppure quelle cose apparentemente insignificanti sono ciò di cui si compone la nostra storia personale. Ecco perché abbiamo bisogno dei negozietti di cianfrusaglie.


Questo è un talento che un junker sviluppa dopo un po’: l’intuito, la capacità di sapere che in quel posto c’è qualcosa per te. Non so spiegarlo, succede e basta.


Apro la porta e accendo la luce, in cima alla scala. L’aria sa di umido, e la discesa è stranamente familiare. Le mie dita attorno al corrimano, gli scricchiolìi degli scalini. In fondo, c’è la taverna perlinata dei miei genitori. Questo posto è fantastico:  rivestimenti degli anni Cinquanta,  arredamento degli anni Sessanta, tappeti degli anni Settanta.  L’intera stanza era un’anomalia  spaziotemporale già quando avevo sette anni. Adoravo starmene qui sotto.

    
Non chiedetemi perché, ma ai junker piacciono i manichini.










Forse non ve l’ho detto, ma quando tocco le cianfrusaglie, capisco se il proprietario le ha amate. (Ammetto che  la maggior parte degli oggetti non mi trasmette granchè, in termini di vibrazioni, ma a volte lo sento per davvero).

La depressione si è installata intorno alla mia testa come un casco da parrucchiere conico degli anni Cinquanta.



I biglietti da visita sono dell'amato progetto Unfreeze, laboratori di creatività, la tazza coi baffotti rosa fucsia è la Girlie Moustaches Mug di Chiaralascura Shop.


Questa è camera mia.

4 comments:

Edward S. Portman said...

"Dai, bevi il tuo tè" le dico. "Ti farà stare meglio".
"E' bollente".
"Allora è perfetto. Se ti scotti la bocca non penserai più alle cose brutte".

E' una strana caratteristica delle persone. Da piccoli possediamo una cosa, e da grandi siamo disposti a ricomprarla per cento volte il suo prezzo originale. Crediamo di ricomprare la giovinezza, o l'innocenza, ma in realtà ci stiamo ricomprando l'ignoranza. Vogliamo ricordarci un tempo nel quale sapevamo molte meno cose.

Però ve l'ho detto, sono abituato a dispiacermi. Io abito nello Stato delle scuse permanenti. Il mio orologio è regolato sul fuso orario delle scuse. Me ne sto da solo a leggere fumetti in una capanna su un albero di scuse. Ci sono state persone che si sono arrabbiate con me perché mi scusavo troppo. Dicevano che uno che si scusa tanto spesso, praticamente è dispiaciuto di esistere. Io ho dato loro ragione, e poi indovinate che ho fatto? Mi sono scusato.

Parole Santels said...

Che bello. Come ho già scritto, ruffianone, non può che incantarti. Hai letto anche il secondo dello stesso autore?

ciao!
:-)

Edward S. Portman said...

no, mi sono fermato al primo, perchè se è vero che second hand è ruffianone è anche vero che ha il retrogusto di un nick hornby di seconda mano (appunto).. e per scrivere alla nick hornby bisogna saperlo fare, riuscire a calibrare in modo genuino tutti i componenti del romanzo.. è difficile, tanto che neppure nick hornby ci riesce più..

e quando dico nick hornby ovviamente mi riferisco al nick hornby di alta fedeltà

Parole Santels said...

Ho appena ordinato "in viaggio contromano", il secondo di Zadoorian...LE FAREMO SAPERE!

Musica che voglio sia messa al mio funerale;
- One Love, di Bob Marley.
- Many Rivers To Cross, di Jimmy Cliff.
- Angel, di Aretha Franklin.
"Infine, ho sempre avuto la fantasia che una donna bella e piangente insistesse per sentire You're The Best Thing That Ever Happened To Me, di Gladys Knight."

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