Sunday, February 28, 2010

Adam Green, il poser della subcultura dei fighi



Sabato, concerto di Adam Green al Covo Club di Bologna.
Me lo avevano detto che era completamete matto. Non ha deluso le mie aspettative.
Anche se, ecco, fosse riuscito a dare un minimo di filo narrativo al concerto non sarebbe stato male eh. Roba che una canzone (forse una, friends of mine) senza buttarsi addosso al pubblico non l'ha fatta.

Una volta gli è scivolato il microfono dalle mani (aveva solo la destra utilizzabile, la sinistra era fedelmente incollata a una delle 50 heinekein in quell'ora e mezza di concerto), un'altra volta ha preso una bionda da sotto la folla e si è messo a spomiciacchiarla bene bene, poi blaterava e non si capiva granchè, poi rieccotelo a buttarsi sulla folla. Boh. Intorno a me espressioni a punto interrogativo, dove la sindrome della teenager non aveva attecchito.
Una performance disconnessa e disaggregata, un gonfione danzereccio e disarticolato, ammozzarellato, si è pure tolto il chiodo di pelle. E' andato via facendo la gimcana fra il pubblico, le guardie del corpo a proteggerlo, la gente a schivarlo, col cavolo che voleva l'impatto con una spugna di chiara  4,5°.

Detta così sembra che non mi sia piaciuto. Non è vero. Adam è un figo. E ai fighi si perdona tutto. O meglio, come lo ha definito chi era con me, è il poser della subcultura dei fighi. E ai poser non si perdona niente.
Buddy Bradley @CovoClub 



t-shirtino

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